Aracnoclavicembalofobia e tippulas

A volte i ricordi riaffiorano per caso, in una serata con gli amici a base di pizza e chiacchiere.

E tra i ricordi più strani della mia adolescenza, esattamente tredici anni fa, durante un’occupazione scolastica, ho riesumato la pippa mentale digressione ipotetica fatto da un compagno, oggi finito chissà dove, che dal nulla disse:

“Ma vi immaginate l’aracnoclavicembalofobia?”

La storia è questa: la polizia ti acchiappa. E ti vuol far confessare TUTTO. Ma tu, che con gli sbirri non hai nulla da spartire, resisti. Fino al momento in cui, come da tradizione Orwelliana, ti introducono nello stanzino dove c’è la tua più grande paura ad aspettarti. Ed è lì, che di fronte ad un pianoforte minuscolo, un ragno sta suonando “Per Elisa” di Beethoven. E suona e ti guarda, e ti guarda e sghignazza. Ed è lì che crolli per terra.

Sì, la mia adolescenza è condita di storie e leggende del genere. Non è stato facile uscirne.

Tra i ricordi della mia infanzia venuti a galla per qualche motivo oggi, c’è un tenero episodio che vede mia nonna preparare le frittelle fatte con l’impasto della pizza: “sas tippulas”. Questa bomba fritta era già di per sé una goduria, ma io, avrò avuto cinque anni, le chiesi se potevamo provare ad usare la macchina per fare gli spaghetti con l’impasto delle tippule. Volevo friggere spaghetti di pasta di pizza. Ridendo, mia nonna mi accontentò, scoprendo però un nuovo alimento del tipo “nipote mio, mangia che l’ho fatto per te!”. Inutile dire che ogni tanto mi sogno ancora gli spaghetti fritti, piatto che per fortuna del mio fegato mangiavo raramente.

Le frittelle sopra descritte sono molto simili alle crescentine emiliane, ma non contengono strutto, il che le rende un piatto meno pesante ed a portata di vegetariano e vegano:

Ingredienti:

500 gr di farina 0

una bustina di lievito di birra o un panetto di lievito di birra fresco

un cucchiaino di zucchero

due cucchiaini di sale

due cucchiai di olio extravergine d’oliva

acqua q.b.

abbondante olio di semi

Preparate il lievito, unendolo in una ciotola con un bicchiere di acqua tiepida e lo zucchero.

In un contenitore capiente setacciate la farina e mescolatela con un bicchiere di acqua tiepida in cui avrete messo il sale, unite l’olio extravergine e il lievito disciolto. Lavorate fino a che non otterrete un impasto liscio ed elastico, se necessario aggiungendo dell’acqua poco alla volta, mi raccomando tiepida. Lasciate lievitare per un’ora e mezza in un luogo al riparo da correnti. A questo punto, con l’aiuto di un mattarello, stendete la pasta con uno spessore di circa mezzo centimetro. Con un bicchiere formate dei cerchi. Nel frattempo avrete messo a scaldare l’olio di semi in una pentola o una padella dai bordi alti. Quando è abbastanza caldo per poter friggere (potete verificare mettendo un pezzettino di pasta), friggete i dischi di pasta; il mio consiglio è di non esagerare, sarete tentati di friggerne un botto subito, ma desistete, grezie! mettete uno o due alla volta, si cuoceranno dorandosi in molto meno tempo di quello che vi aspettereste. Inoltre, con l’aiuto di un cucchiaio, potete versare olio bollente sulla superficie del disco che galleggia, in modo da aiutarlo a gonfiarsi ed assumere la forma sferica. Disponete su carta assorbente. Potete tagliarle in due e farcirle a piacere o mangiarle vuote, sono comunque ottime.

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